Dignità e Coscienza quest’azione nasce da due anni nei quali ho pensato come dare un significato a queste due parole, dopo avere subito un atto violento.
21 Giugno 2013, alle 11:10 inizia la mia nuova vita, http://www.lanazione.it/pisa/cronaca/2013/06/25/909425-sicurezza-aggressionipaura-porta-lucca-mennucci.shtml.
Al rientro dal lavoro, sono stato aggredito sulla strada davanti al cancello di casa da uno sconosciuto che quel giorno aveva deciso di uccidere un rappresentante della Società che lo esclude. Sono stato scelto a modello per tutti i soprusi, assenze, mancanze, privazioni, diritti violati, che il mio aggressore riteneva di aver subito da parte della Società Civile e delle Istituzioni che oggi legittimamente vogliono tutelarlo o reintegrarlo. Per un istante, nella mente di un folle, ho rappresentato la Comunità intera!
Mia madre attendeva che arrivassi affacciata alla finestra, purtroppo, ha visto tutto! Scesa per soccorrermi, come solo una madre decide di fare anche a settantasette anni, si è trovata, scendendo in strada, faccia a faccia con l’aggressore che tentava di fuggire con il mio scooter ancora acceso sull’asfalto.
Nelle fasi concitate della vicenda l’aggressore ha perduto il portafogli da lì il rapido svolgersi degli eventi, con la volontaria costituzione il giorno seguente dopo la fuga!
Lo scorso 7 maggio l’epilogo giuridico della vicenda http://www.pisatoday.it/cronaca/condannato-alberto-mennucci-aggressione-coltellate-acido-pisa.html .
A me restano le lesioni sul volto, per l’acido, le cinque coltellate tra collo e dorso, la perdita di sensibilità sulla schiena, problemi alla spalla e braccio sinistro e notevoli ripercussioni a livello psichico.
Dignità per raccontare una esperienza come questa, senza cadere nel pietismo e autocommiserazione. Questo il primo obiettivo, cercando di trovare in questa tutti gli elementi che mi collegano a storie simili.
Coscienza, nel cercare di trasformare l’esperienza fatta in un contributo positivo per gli altri che hanno vissuto un esperienza simile, per non lasciarsi chiudere nel proprio dolore.